Flower 58

venerdì 30 gennaio 2015

Smaltimento delle materie prime scadute

Parliamo oggi di un argomento sulla quale spesso mi vengono poste domande alla quale non sempre ho saputo rispondere e di cui vi avevo promesso mi sarei informata da fonti più certe.
Premesso e appurato che le materie prime hanno scadenze spesso indicative, di cui abbiamo parlato in QUESTO link, cosa fare di oli che ci accorgiamo essere rancidi, o di burri che puzzano, o di qualsiasi altro prodotto che prima o dopo la data di scadenza ci pare alterato, e quindi non più adatto all'uso?



Ci fornisce valide indicazioni la Dott.ssa Vincenza Vernile, proprietaria dell' omonima azienda di materie prime. La sua mail di risposta inizia con la frase "...ti rispondiamo volentieri al quesito ambientale portandoti a conoscenza sia di ciò che è obbligo delle aziende e sia di ciò che dovrebbe essere doveroso da parte dei privati." Non posso che convenire con lei, ricordando che così come scegliamo spesso materie prime etiche e rispettose dell'ambiente anche il loro smaltimento come ultima fase deve avvenire nel modo corretto, per far si che i minuziosi criteri con la quale scegliamo non diventino vani.
Un'azienda fornitrice di materie prime ha ovviamente l'obbligo di non porre in commercio sostanze scadute. Per ogni prodotto è presente una scadenza legale ed una scadenza naturale, il cui compromesso, spiega Vincenza Vernile, viene trovato da un farmacista abilitato alle analisi chimico-farmaceutiche delle sostanze, almeno nel caso di questa azienda, che si serve appunto di un cosmetologo per questo. Vengono quindi prelevati periodicamente campioni delle sostanze anche non scadute da verificare, e vengono effettuate analisi attraverso numerosi strumenti come il rifrattometro, densimetro, alcoolometro, incubatrice, forno a muffola, piastre per conta batterica totale, lieviti e muffe. Con questi controlli è dunque possibile verificare se un prodotto o sostanza è ancora conforme alla famacopea, ovvero delle disposizioni tecniche e scientifiche su cui si basa il farmacista per verificare la conformità dei prodotti. Quando una sostanza è scaduta (cioè ha perso i titoli di conformità) finisce nei rifiuti speciali mentre i contenitori che contenevano sostanze vendute finiscono in tre distinti settori dell'isola ecologica interna all'Azienda: plastica contaminata, vetro, alluminio. Ogni 1-2 mesi queste sostanze e questi contenitori vengono ritirate da ditte del Ministero della Salute che rilasciano alla ditta il certificato di tutte le sostanze "stoccate" e dei contenitori contenitori che finiscono nello stoccaggio. Ma poichè può creare qualche legittimo dubbio sul fatto che un'azienda dichiari scaduto un suo stesso prodotto, che risulta quindi invenduto, in prossimità di qualche scadenza vengono inviati campioni di sostanze ad un ente terzo di verifica (accreditato presso il Ministero della Salute) e dopo controlli approfonditi questo può rilasciare un certificato di conformità detto di rititolazione, che prevede che se una sostanza tra produzione e scadenza aveva due anni di vita con la rititolazione acquista ancora un altro anno di integrità. Se invece la sostanza non supera i test di conformità va allo smaltimento.



Questo è quello che la dottoressa Vernile ci spiega riguardo aziende, che ovviamente hanno quantità maggior di prodotti da smaltire e procedure da seguire. Ma anche a casa nostra possiamo con poche mosse muoverci correttamente. Le materie prime scadute o comunque da eliminare vanno smaltite nell'indifferenziata non riciclabile. Per i contenitori invece molto utile è ovviamente dividerli nelle varie differenziate, inserendoli puliti (così come per qualsiasi altro rifiuto da differenziare).

Queste sono le informazioni che mi ha gentilmente fornito Vincenza Vernile, che mi sono limitata a trascrivere cambiandone la forma ma non il contenuto. La dottoressa ci informa inoltre che tramite i numero di lotto delle materie prime (per quel che riguarda ovviamente la sua azienda), può aiutarci a valutare se le sostanze in nostro possesso sono ancora conformi ed utilizzabili: vi invito comunque a scriverle anche per altri dubbi, che nonostante la grande mole di lavoro sono sempre pronti a risolvere.

                                                                                               Lalla


mercoledì 21 gennaio 2015

Intervista: Fabrizio Zago risponde !

Questo articolo si apre con un grande ringraziamento a Fabrizio Zago, che si è prestato con la gentilezza e la chiarezza che lo contraddistinguono a rispondere ad alcuni tra i dubbi principali che più comunemente mi vengono sottoposti, e alla quale avevo piacere di dare, oltre alla mia risposta, anche il punto di vista di un professionista del settore.
Premetto che le domande sono state tantissime, e tanto è stato l'entusiasmo che ha provocato questa piccola iniziativa, ma ho dovuto selezionare alcune tra le tante richieste, in particolare ho scelto domande a carattere non troppo specifico, che riguardassero per esempio un particolare cosmetico, per far si che queste risposte abbracciassero un maggior numero di lettori.
Non escludo in futuro, qualora Fabrizio Zago decidesse di prestarsi nuovamente a questa intervista, di aggiungere le domande che ho dovuto omettere, anche per non abusare del suo tempo.




Chi è Fabrizio Zago?
Fabrizio Zago è una delle figure professionali più autorevoli in ambito europeo, così come ricorda il sito Promiseland con cui collabora.
Per chi non lo conoscesse, copio la descrizione scritta sul sito del Biodizionario, di cui è fondatore.
Chimico industriale, Consulente Ecolabel, Obiettore di coscienza (quando si rischiava la galera). Ex insegnante con scarse fortune poi orientato verso l'industria dei detergenti e dei cosmetici sostenendo l'utilizzo di molecole naturali. Consulente per molte catene di distribuzione e fabbricanti sensibili all'ecologia.

Inizia la nostra intervista!

Perché negli ultimi anni il consumatore sceglie sempre più prodotti ecobio, prestando particolare attenzione all’inci del prodotto stesso? Da che cosa è partito questo fenomeno di presa di coscienza a suo parere?

L’evoluzione della sensibilità dei consumatori ha avuto diversi passaggi. Un passaggio interessante è stato quello che ha definito e definisce a tutt’oggi, un prodotto naturale (vedi di origine naturale) come sicuro. Cosa c’è di meglio della natura per essere certi che non ci farà del male. Purtroppo ci si è dimenticati che in “natura” si trova anche il petrolio, il cianuro, l’asbesto e la cicuta. Il secondo grande passaggio è stato quello di approfondire la conoscenza e l’unico modo per farlo è di “leggere” l’INCI magari aiutandosi da strumenti come il Biodizionario.it (questa è una segnalazione autoreferenziale, chiedo scusa, ma non ho altri elementi da segnalare).


Coloro che per anni hanno usato prodotti con siliconi, petrolati, e tutto ciò di cui un prodotto ecobio è privo, dopo quanto tempo aver cessato questo uso possiamo dire che non ne hanno più tracce?
Quanto queste sostanze rimangono nel nostro organismo?

E’ impossibile rispondere in maniera semplice ed esaustiva a questa domanda. Dipende molto dal tipo di prodotto a cui stiamo facendo riferimento. Forse l’esempio più semplice è quello relativo agli shampoo ecobio. Ci vogliono almeno tre/quattro lavaggi prima che lo strato di silicone depositato negli anni, se ne vada e lasci lavorare lo shampoo ecobio come si deve.

Tra i componenti che molto spesso vengono indicati come ingredienti cancerogeni quali possono essere ritenuti veramente tali, e che reale pericolosità hanno per quanto riguarda l’incidenza con casi di cancro?

Anche questa è una risposta impossibile. In realtà ci sono moltissime sostanze che possono dare dei problemi seri. Ma attenzione che ogni prodotto cosmetico è controllato da un esperto che la deve firmare e si prende la responsabilità di quello che firma. Voglio dire con questo che i prodotti cosmetici sono sicuri. Quello che dice la cosmetica etica è che anche in caso di dubbio è meglio evitare di usare la sostanza sospetta (cioè i bollini rossi del biodizionario). Faccio un esempio: una piccola quantità di estratto di peperoncino attiva la circolazione sanguigna è dunque un’ottima sostanza ma se ne uso troppo la capsicina diventa un veleno. Come diceva Paracelso “è la dose che fa il veleno”.

La questione controversa dei test sugli animali. Se allo stato attuale nell’Unione Europea nemmeno le materie prime possono essere testate (mi corregga se sbaglio), perché alcune marche ancora adottano questi metodi sul mondo animale?

I test sugli animali sono definitivamente proibiti sia per la materie prime che per i prodotti finiti. Su questo non si torna indietro. Tutto il mio disprezzo va a quelle persone e a tutte quelle aziende che continuano ad approfittare della buona fede dei consumatori esponendo i vari coniglietti. Non li sopporto! Ad oggi un prodotto di una multinazionale o di un fabbricante etico sono perfettamente uguali dal punto di vista dei test sugli animali. Nessuna azienda adotta più test sugli animali per evidenti motivi:
Non servono a nulla, la pelle umana è completamente diversa da quella umana. Nessuno lo richiede! Nessuna Norma impone di fare questo tipo di test.Costano molti soldi e le aziende non amano spendere soldi.I test alternativi, in vitro, oramai coprono praticamente tutto quello che si deve sapere prima di mettere in commercio una Materia Prima.Soprattutto: sono proibiti dalla legge !!!


La paraffina e i petrolati, comunemente presenti nei cosmetici, cosa provocano effettivamente all’organismo? E’ vero quel che si dice, che risultano essere cancerogeni?

La questione è questa: esistono diverse tipologie di petrolati. L’unico che può essere usato in cosmetica è il tipo “bianco”. La differenza tra la bianca e le altre tipologie è che la prima ha un contenuto di inquinanti inferiore al 3% mentre le altre superiore. La questione, come dicevo prima, è che io non mi fido di una vasellina con il 2,9% di impurità che però, per la cosmesi tradizionale, va benissimo. Meglio evitare.

Gli ingredienti da evitare per i cosmetici sono gli stessi da evitare per i detersivi e per i prodotti della casa?

Generalmente sì ma ci sono almeno due precisazioni da fare. La prima è che i detergenti possono non venire in contatto con la pelle mentre per il cosmetico ciò è obbligatorio. La seconda cosa da evidenziare è che le leggi che governano il mondo della detergenza sono infinitamente migliori di quelle che si occupano di cosmetici. Per i detersivi esiste un Regolamento Europeo che stabilisce che i tensioattivi usati devono essere velocemente e rapidamente biodegradabili. Per la cosmesi non esiste nessuna norma al riguardo.

Se la betaina non é veramente "bio" come ingrediente, perché i prodotti certificati "Icea" e simili, continuando ad usarla anche come tensioattivo primario? Meglio evitarla?

Non è vero che non ci siano betaine “Bio”, io ne conosco molte. Il problema vero è che questa sostanza ha un grande impatto sugli organismi acquatici, insomma è molto inquinante e trasporta con se del Sodio monocloro acetato, sostanza assolutamente pessima per le alghe. Se possibile è meglio evitare, certo.

Ritiene possibile che mano a mano i cosmetici eco bio prendano completamente il posto di cosmetici “tradizionali”, anche per quanto riguarda prezzi più bassi rispetto a quelli attuali? Come pensa che questo sia possibile?

Io penso che questo stia avvenendo sotto i nostri occhi giorno per giorno. Sostituire completamente i prodotti siliconici e le tinte per capelli, non è previsto in tempi brevi, assolutamente. Ma è certo che lo spazio che molte gamme ecobio stanno prendendo sugli scaffali della GDO sono un ottimo segno. Sul tema prezzi, argomento molto importante, ormai i prodotti ecobio si trovano anche al discount e con grande successo. Lì i prezzi sono veramente molto bassi ed alla portata di tutti. Il processo di democratizzazione dell’ecobio sta avvenendo. Per fortuna.

Il biodizionario da lei ideato, su che basi classifica i prodotti? Tenendo conto del fattore inquinante, o di incompatibilità dell’uso su pelle, o di entrambi gli aspetti?

Il Biodizionario tiene conto certamente ed in primo luogo di questi due aspetti: impatto sull’ambiente e sull’essere umano, ma anche della eventuale provenienza da animali. Un aspetto di cui non ho mai parlato molto è un criterio presente nei giudizi del biodizionario, è questo: se esiste una sostanza non perfetta ma di cui non esiste alternativa ebbene si deve essere equilibrati e dare un pallino giallo. Se però per quella stessa sostanza c’è una valida alternativa ecologica allora il pallino diventa immediatamente rosso. Nessuno vuole impedire ai formulatori di fare il proprio lavoro ma è giusto che si dica che si può fare di meglio ed il biodizionario serve a questo.

Dal momento che come da lei confermato anche gli oli essenziali così come le fragranze sono tossici per l’ambiente acquatico e poco biodegradabili, è meglio usare fragranza o oli essenziali per i cosmetici autoprodotti? Esistono fragranze a basso impatto ambientale, ed eventualmente come riconoscerle?

Da un lato sto lavorando per creare una lista di sostanze (vegetali e no) a basso, bassissimo impatto sia per l’ambiente che per l’uomo. Dall’altro lato occorre avere pazienza ed aspettare le conclusioni del gruppo di lavoro a Bruxelles, gruppo di lavoro che sta analizzando l’intero comparto delle sostanze odorose. Siccome conosco questo gruppo di lavoro e sono certo che stanno lavorando nel migliore dei modi, sono anche convinto che i risultati saranno seri ed affidabili. Incrociando i dati del gruppo di lavoro con la mia personale lista, credo che potremmo finalmente avere dei prodotti che non puzzano, edonistici e piacevoli ma nel rispetto dell’essere umano e di quello che lo circonda.

Un suo personale consiglio per coloro che si stanno avvicinando al mondo ecobio, per non cadere nei numerosi casi di prodotti dal nome ambiguo?

Purtroppo non ci sono scorciatoie: accorre che i consumatori diventino consapevoli. Ci sono molti strumenti per raggiungere conoscenze sempre più approfondite. Questo stesso blog ad esempio, il biodizionario, Saicosatispalmi eccetera. Insomma se una persona vuole sapere la verità la può trovare, se invece è vittima della pubblicità, ebbene, in questo caso non so proprio cosa fare, peggio per loro.

Queste sono le domande a cui ha gentilmente risposto Fabrizio Zago, che ringrazio un'ultima volta, e ringrazio anche voi per lo splendido contributo che avete (volontariamente o non) dato a questa intervista. Doveroso segnalarvi il sito del Biodizionario e del sito Promiseland, che si compone anche di un utilissimo Forum in cui lo stesso Fabrizio Zago partecipa attivamente.



Qualora abbiate anche voi domande da sottoporre a Zago e che vorreste leggere in un'eventuale prossima intervista vi invito a commentare liberamente questo post, per renderle note!

                                     Lalla




mercoledì 14 gennaio 2015

Sfumature di Benessere: l'Oligoterapia

Nel terzo appuntamento con Sfumature di Benessere trattiamo la pratica dell'Oligoterapia.
Per Oligoterapia si intende l'assunzione di oligoelementi, presenti nei minerali, la cui carenza provoca squilibri nella persona, sia a livello fisico che mentale.  Il termine greco oligos significa "poco": con la parola oligoelemento si intendono infatti i metalli presenti in natura e in piccole dosi anche nel nostro corpo umano, che necessita di questi per il giusto equilibrio di tutti gli organi e funzioni.Sono infatti dei catalizzatori biologici, ovvero degli elementi  che regolano tutte le funzioni del nostro corpo. Una delle caratteristiche degli oligoelementi è proprio la capacità di agire in dosi minime, di cui il corpo ne risente qualora mancassero, pur nella loro dose infinitesimale.
Il fondatore di tale pratica è considerato il francese Jacques Ménétrier che nel 1930 identificò 4 terreni associati a questi oligoelementi e che chiamò diatesi, riconoscibili in ogni individuo. L'Oligoterapia cura quindi  queste diatesi, che in mancanza di alcuni elementi provocano disagi di varia natura, riconoscibili sotto il punto di vista emotivo, fisico e dell'intelletto. In questo caso, a differenza di altre pratiche alternative, i biochimici trovano qualche effettiva correlazione tra la mancanza di determinati oligoelementi e i disagi che questa pratica cerca di colmare, pur rimanendo questo argomento molto discusso tra gli studiosi. L'oligoterapia viene sviluppata anche sotto il punto di vista nutrizionale, in quanto anche con i cibi possono essere apportati questi elementi. la differenza sostanziale è che l'oligoterapia nutrizionale agisce solo in caso di particolari carenze di questi elementi, mentre per oligoterapia catalitica  si intende l'assunzione di questi anche al di fuori di carenze ma, per esempio, per impieghi terapeutici in cui questi elementi aiutano.



Diversi sono gli elementi di cui si serve chi segue tale pratica: il rame (spesso usato in caso di malattie infettive o infiammatorie quali la psoriasi, per il suo potere battericida), l'argento, che possiede una buona azione antibiotica, e tanti altri di cui ci si può informare facendo una semplice ricerca online. L'oligoterapia pur essendo una pratica dolce e meno invasiva di altre deve essere comunque svolta secondo dosaggi e parametri specifici, da discutere con uno specialista, e da effettuare secondo tempi specifici e che talvolta variano in base al problema da curare.
Serena Nanetti, naturopata che mi ha gentilmente offerto il suo tempo nel rispondere a qualche domanda sull'argomento, ci ricorda che gli oligoelementi vengono dati alla persona in base alla fisicità e in base a quali organi ha più deboli e bisognosi di piccoli aiuti, Viene inoltre valutata la costituzione, lo stile di vita così come l'alimentazione, per lavorare sul quadro generale della persona nella sua integrità, senza soffermarsi su un sintomo in particolare.
Un utile tabella sintetica di alcuni degli oligoelementi utilizzati ci viene fornita dal dott. Viscardo, di cui lascio QUA il link.

Sarei contenta di ricevere vostre correzioni o aggiunte per poter integrare questo articolo, e fornire così maggiore argomentazione di questa pratica di cui, sono convinta, conosco solo una minima parte.
     
Per conoscere i prossimi appuntamenti e discipline che tratteremo con il nostro percorso "Sfumature di Benessere" visita QUESTO link!

                           Lalla


lunedì 12 gennaio 2015

Collaborazione Fullips

Ciao a tutti ragazze e ragazzi, oggi parliamo di una collaborazione particolare che ricorda nel genere quella effettuata con Cellublue, il dispositivo con effetto ventosa per contrastare la cellulite.
Proprio con questo principio si basa l'azienda Fullips, che propone una serie di dispositivi mirati a rimpolpare le labbra senza prodotti da applicare, bensì tramite delle piccole "coppette" da appoggiare intorno alle labbra. Lascio QUA il link del loro sito, per chi volesse visionare questi prodotti e saperne di più. L'azienda ha sede a Scottsdale, in Arizona, fondata da Linda Gomez, ed è specializzata in questi piccoli dispositivi che vendono singolarmente o in pacchetti da più pezzi.

Il pacco ricevuto conteneva quanto presente nella foto:


I prodotti sono arrivati impacchettati in una raccomandata con busta imbottita, come da foto.


I prodotti erano inoltre contenuti in un sacchetto piuttosto grande di organza rosso, colore che ricorre anche nei dispositivi stessi e nei foglietti illustrativi che ho trovato all'interno.



In questo sacchetto ho trovato tre Fullips, di dimensioni e forme diverse, confezionati singolarmente in comode scatoline trasparenti.



Le varie forme che ho ricevuto sono indicate per le diverse forme di labbra, più o meno piene naturalmente, o più sottili.



La plastica di cui sono fatte è rigida, dunque l'effetto "risucchio" è creato dalla stessa bocca che aspira all'interno, per una decina di secondi o poco più. Durante l'applicazione si crea il classico effetto sottovuoto che provoca un pizzicore più o meno intenso alle labbra e al contorno labbra: è un effetto che va monitorato bene per evitare veri e problemi lividi alla zona. Un colorito leggermente più roseo sulle labbra è invece normale e causato dalla suzione effettuata.
Delle tre forme presenti nel pacchetto mi sono trovata meglio con quella tonda (a sinistra nelle foto), anche se nel cartoncino allegato ho trovato scritto che  questa forma è particolarmente indicato per labbra più piene e carnose naturalmente. Nel mio caso non lo sono particolarmente, ma nelle altre forme, più ovali, sembrava quasi che le mie labbra faticassero a restare all'interno, sia usandoli orizzontalmente che verticalmente.



Nei foglietti informativi arrivati viene citato un gloss al mentolo che a me però non è arrivato, mentre ho ricevuto questo piccolo spazzolino, imbustato in carta trasparente e in un altro sacchettino di organza rossa, per effettuare uno scrub allo labbra.


Prima delle mie considerazioni vi mostro il prima e il dopo aver usato Fullips. Come anticipato le mie labbra non sono particolarmente carnose, soprattutto il labbro superiore, in questa foto si vedono prima di aver utilizzato il dispositivo.


Per fare questa prova ho usato appunto Fullips rotondo, che trovo più facile e confortevole da usare sul mio tipo di labbra.


Dopo aver usato Fullips le mie labbra si presentavamo come in foto.



Come si può notare ha acquistato volume il labbro inferiore, che già ho naturalmente più pronunciato, ma soprattutto quello superiore, senza tuttavia risultare innaturale. L'effetto non è durato tantissimo, circa mezz'ora, quaranta minuti al massimo, ma ho letto di altre ragazze che hanno avuto una durata di due o tre ore.
Può rivelarsi quindi una piccola chicca per far apparire la bocca più carnosa anche senza dover usare prodotti specifici, magari per scattare delle foto. Costano venti sterline l'uno ed è possibile acquistarle direttamente dal loro sito.

          Lalla


venerdì 2 gennaio 2015

Fango Anticellulite al cacao e caffè

Prepariamo oggi un fango anticellulite semplicissimo e molto utile se effettuato con costanza, ad integrazione (come sempre), di un'alimentazione sana e uno stile di vita corretto.

Cosa ci serve:
  • Due cucchiai di fondi di caffè;
  • Due cucchiai di cacao amaro;
  • Acqua;
  • 5 gcc di oe di ginepro;
  • 5 gcc di oe di rosmarino;
Lalla consiglia...
Se non abbiamo a disposizione questi oli essenziali possiamo facilmente sostituirli con altri adatti a combattere l'inestetismo, come limone, pompelmo, cipresso o geranio, usati singolarmente o in sinergie.



Per preparare questo semplicissimo fango basta unire tutti gli ingredienti in una ciotola, aggiungendo poca acqua fino a formare un composto non troppo liquido, adatto ad essere steso sulla pelle. Mescoliamo bene fino ad eliminare tutti i grumi, quindi applichiamo sulle zone del corpo che presentano cellulite, eventualmente con l'aiuto di un pennello (ne esistono di appositi), e avvolgiamo intorno al corpo della pellicola trasparente da cucina, lasciando in posa mezz'ora, tempo in cui possiamo stenderci con qualcosa di caldo addosso, e attendere la fine del trattamento.
Finito il tempo di posa possiamo rimuovere la pellicola e, sotto la doccia, lavare via con acqua corrente il composto dalla pelle. Consiglio di effettuare quindi uno scrub sulla pelle, in base alle nostre preferenze, quindi uscire dalla doccia o dalla vasca e tamponare il corpo senza strofinare, applicando una lozione anticellulite sulle zone trattate, a pelle ancora umida, per favorire la penetrazione di questa. Possiamo altrimenti usare lo stesso fango come scrub delicato, prima di rimuoverlo totalmente.

Se vuoi saperne di più sulla cellulite, clicca QUI per conoscere meglio cause e rimedi per la celllulite e per un'altro diffuso inestetismo: le smagliature.
Se vuoi scoprire come preparare un bagno terapeutico per la cellulite e altri piccoli disturbi della pelle, QUESTO post potrebbe interessarti!

                                       Lalla